venerdì 30 settembre 2016

Si riparte...

No, non per una vacanza. Torno a lavorare in Sud Sudan per altri 8 mesi. Parto fra 10 giorni, l'11 ottobre. Beh, partire e' sempre un po' morire, mi ero abituata al dolce far nulla casalingo in questi quasi 6 mesi di inattività.
No, non ho sentito per nulla la mancanza del mio vecchio posto di lavoro (dal quale mi sono licenziata al termine dello scorso incarico, dopo 28 anni e 4 mesi di agonia che negli ultimi tempi erano doventati veramente insopportabili) e non ho sofferto per nulla la "sindrome del tempo da occupare". Non so chi l'abbia inventata, non so chi abbia visto pensionati disperati che non sapevano che fare tutto il giorno e rimpiangevano il lavoro: mai successo.
Mi sono fatta qualche bel viaggio, mi sono dedicata ai miei hobby, sono stata al mare, ho fatto delle belle girate in moto, ho assistito a film, concerti, ho partecipato a cene ed eventi vari....
Confesso, mi fa una gran fatica ripartire.
D'altronde, ho finito i soldi e non ho ancora una pensione e neanche il TFR (la cara, vecchia liquidazione) che mi daranno a tempo e modo (probabilmente sperano che muoia prima...)
E quindi nulla, ripartiamo.
Comincia gia' a mancarmi Firenze e la dolce vita occidentale. So che mi spetteranno 8 mesi di pericolo, di energia elettrica contingentata, di coprifuoco alle 9 di sera, di pericolo di trovarsi nel mezzo ad una sparatoria, di caldo insopportabile e di pessimo cibo. E di ore davvero vuote, perche' in Sud Sudan non c'e' nulla. Non un cinema, un teatro, una biblioteca, una qualche istituzione culturale di qualunque tipo, di parchi o di posti carini da visitare, non un posto dove si fa musica o si balla, non un posto dove fare o vedere sport...
Nulla. Solo lavoro, lavoro, ai limiti della disperazione, in condizioni che in Europa sarebbero assolutamente inaccettabili, nel paese col piu' alto tasso di mortalità materno infantile e mezzi miserabili per contrastarla. Dove i rapporti umani sono difficili e quelli lavorativi pure.
E vabbe', che dire? Me lo sono voluto e cercato, questo lavoro, quindi ora lo prendo.
Ma come apprezzo le grandi comodita' della nostra ricca vita occidentale. E come trovo sempre piu' ingiusto che un intero popolo non si immagini neanche che si puo' vivere in  modo diverso, tranquillo, con l'acqua potabile e la corrente elettrica in casa...
Ok, andiamo a preparare le valigie...


nella foto, la sala d'attesa del Comboni Hospital, il posto dove lavorero' per altri 8 mesi.


...ed il cancello dell'ospedale, dove si ricorda che e' proibito introdurre pistole, coltelli, bombe a mano ed altre amenita' del genere.

martedì 13 settembre 2016

previsioni...

....ecco, a fare previsioni proprio non sono brava.
Non mi riferisco al tempo, quello lo lascio ai meteorologi.....mi riferisco alle previsioni politiche.
Mi e' capitato oggi di rileggere un post che avevo scritto poco piu' di 5 anni fa.
Trans Europa Express.
Grandi sogni, grandi sicurezze...
Tutto andato in vacca. Il Regno Unito lasciare la Sterlina? Pfui: lasceranno l'Europa. Muri che cadono? Ad Amatrice, tanti. In Europa ne stanno costruendo a piu' non posso.
Che diavolo e' successo?
Boh, le analisi le lascio fare ad altri...crisi economica, crisi dell'Eurozona, guerre lontane che hanno regalato profughi e disperati che cercano di arrivare in Europa con ogni mezzo, attentati terroristici, lo Stato Islamico...
Chiudersi dentro un muro e' una reazione gia' vista in altri momenti storici, ed abbiamo gia' visto anche i risultati.
Quindi? Boh, non faccio previsioni, non vorrei fra altri 5 anni a dover constatare di nuovo che pessima profetessa io sia stata.
Preferisco tenermi i miei sogni e riascoltare l'Inno alla Gioia, inno dell'Europa e dell'Unione Europea.
"Il poema esprime la visione idealistica di Schiller sullo sviluppo di un legame di fratellanza fra gli uomini, visione condivisa da Beethoven."
Bene, fa piacere vedere che sono in buona compagnia nel regno degli illusi.
Anzi no, non mi fa piacere per nulla.

Questa versione dell'Inno e' cantata da 10000 giapponesi. Tanto per uscire dall'Europa.
Buon ascolto.
10000 singin' Beethoven


lunedì 5 settembre 2016

canzone dell'addio

"Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
E' un dolore sottile e definitivo
come l'ultimo verso di un poema...
Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama.
Si parte come per gioco
prima del viaggio estremo
e in ogni addio seminiamo
un po' della nostra anima.  

Edmond Haracourt 

si, ok, per un semplice ritorno dalla Maremma a Firenze e' un po' eccessivo, soprattutto tenendo conto che venerdi' prossimo saro' di nuovo qui...
Ma non posso farci nulla, oggi e' cosi': voglia di partire meno di zero.

Facciamoci forza....

venerdì 2 settembre 2016

#jesuisCharlie

La satira non deve essere divertente, non deve far ridere. Quella è la comicità innocua e rassicurante. La satira deve far riflettere e non avere rispetto di nessuno. Nemmeno dei morti. Di loro avrebbero dovuto avere rispetto le autorità e chi avrebbe dovuto salvarli (o perlomeno provarci) ma si e' guardato bene dal farlo.
Charlie Hebdo oggi se ne e' uscito con una vignetta sul terremoto che di recente ha colpito il Centro Italia. Una vignetta nel loro stile, pesante, irrispettosa e crudele.

Vi sentite offesi da questa vignetta? Boh, fate voi: io mi sento offesa da altre cose, tipo la scuola "antisismica" crollata e le parole di chi vede il terremoto come un'occasione per rilanciare l'economia con le ricostruzioni.La vignetta non sara' di buon gusto, ma col buon gusto si serve il tè delle cinque, non si tirano schiaffi alla realta'. 
La satira non e' un pranzo di gala (cit.)