martedì 20 dicembre 2016

Ritorno

Sono trascorsi poco piu' di 2 mesi da quando sono partita per il secondo incarico in Sud Sudan. Adesso sto tornando a casa per le vacanze di natale. Non sono stati mesi facili, ovviamente. Non per problemi di sicurezza: in realtà Wau , dopo i problemi dello scorso giugno, e' tornata ad essere una città fondamentalmente tranquilla. Tranquilla per gli standard del Sud Sudan, ovviamente. Qualche sparo di notte si e' sentito, dice ci sono stati anche dei morti, ma onestamente, se non avessi letto i resoconti sui mezzi d'informazione, non mi sarei accorta di nulla: come quando leggi di una sanguinosa rapina nella tua citta, se non coinvolge il tuo quotidiano lo leggi sul giornale e basta.Detto questo, la città e' cambiata. E' nato un nuovo villaggio di sfollati intorno al compound di UNMiss, un villaggio di tende in cui abitano circa 10'000 (secondo altre fonti 20'000, ma non saprei quantificare) persone scappate dalle loro case a giugno e senza apparente intenzione di tornare ai loro luoghi originari. Non so dargli torto, non credo neanche io mi sentirei sicura al posto loro.La pace in questo paese e' sempre un miraggio, Dappertutto arrivano segnali di scontri che stanno covando sotto la cenere, gente che diffonde odio fra i gruppi etnici, milizie al soldo di gente varia che va in giro impunemente a fare stragi di civili e distruggere campi, mandrie ed abitazioni. Arrivano spesso e volentieri messaggi allarmati da varie istituzioni: tutti si aspettano che con la fine della stagione delle piogge ricomincino le scorribande. E in effetti non sarebbe assolutamente la prima volta che nella stagione secca (a dicembre, in particolar modo) ripartono gli scontri. Un messaggio mi e' arrivato pure dalla Farnesina: sostanzialmente diceva che siccome tutti temono nuovi disordini, e' meglio prendere ferie a dicembre e tornare a casa. Le ferie pero' dovranno essere le nostre, loro non sono coinvolti se non ci sono situazioni di rischio reale. E nonostante tutte le chiacchiere, ad oggi, 19 dicembre, problemi non ce ne sono stati. Il piano ferie me lo sono studiato quest'estate, e non ho nessuna intenzione di cambiarlo per notizie inconsistenti e non verificate. Con cio', puo' darsi che da un momento all'altro tutto cambi, qui la situazione e' troppo fragile per stare tranquilli..Ma fino ad ora, tutto sembra tranquillo. Io adesso sono a Juba, in attesa del mio volo di giovedi' per il Cairo per poi proseguire per casa venerdì mattina. Finora sono riuscita a seguire poco ed in modo frammentario quello che succede in Europa, data la sempre pessima connessione Internet di Wau. Qui a Juba le cose funzionano decisamente meglio, e quindi sto cercando di recuperare le notizie perse. Purtroppo, stamani mi sono dedicata invece a notizie freschissime: una terna di attentati. Aleppo, che non e' un attentato, e' una guerra che dura da troppo tempo. Ad Ankara hanno sparato all'ambasciatore russo: mi perdonerete, spero, se non mi sento molto emotivamente coinvolta.
A Berlino, camion sulla folla. Civili morti al mercato. Sarebbe una storia di tutti i giorni da tante parti del mondo i mercati con la loro massa tranquilla di famigliole, visitatori, gente che a tutto pensa tranne che a morire sono un obiettivo facilissimo per chi vuole fare una strage con pochi mezzi.
Stavolta e' successo a Berlino. Non mi nascondo, Berlino la conosco bene (e la amo) e non la metto sullo stesso piano emotivo di tante altre stragi ai mercati.
Purtroppo, siamo in guerra. Perche' se su questo pianeta c'e' una guerra da qualche parte, nessuno pensi di non essere interessato...confini, muri, fili spinati...no, non servono. 
Detto questo, a Berlino dedico volentieri un ricordo.

Berlin, gelebte Berlin.

A presto

Nessun commento:

Posta un commento