venerdì 7 aprile 2017

Storie africane (mica servono gas e aeroplani per fare un massacro...)

"Credere che il genocidio in Ruanda sia stato eseguito a colpi di machete è in qualche modo rassicurante: hanno preso gli attrezzi dai loro capanni e si sono massacrati, cosa c’entriamo noi? Ma le cose non sono andate così. Nei tre anni precedenti il 1994, sotto gli occhi della Banca mondiale, il Ruanda – che è poco più grande della Sicilia – era stato, in termini assoluti, il terzo importatore d’armi di tutta l’Africa. Pure i machete erano arrivati dalla Cina in gran quantità, per essere distribuiti agli assassini. Altra lezione: finché non si affronterà davvero il problema della povertà e della fame nel mondo, si lascerà sempre spazio ai fomentatori d’odio.
Certo, sono ovvietà, di cui però i paesi più potenti del mondo, Italia inclusa, non tengono conto, continuando a vendere armi senza curarsi dell’uso che ne sarà fatto e destinando quote assolutamente insufficienti all'aiuto pubblico allo sviluppo."

Queste frasi le ho tratte dall'articolo di Daniele Scaglione su "Internazionale" del 3 aprile scorso: trovate tutto l'articolo qui:

Ma come dicono i commercianti di armi? "noi gliele vendiamo, poi come le usano non e' colpa nostra".
Business is Business.
Raccogliere firme per depenalizzare il massacro dei fabbricanti e venditori di armi non mi sembra per nulla una prospettiva negativa. Banche comprese, ovvio...


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