martedì 25 ottobre 2011

Disoccupate le strade dei sogni

 


Ulrike Meinhof (1934-1976) era una credente convinta, una giornalista nota e una terrorista della RAF, la Frazione Armata Rossa. Che cosa è accaduto in Germania tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, quali eventi politici e privati hanno trasformato il suo impegno per la pace in violenza e ostilità?

Questa e' la presentazione del libro che ho trovato in un sito che seguo da tempo...

Un utente dello stesso sito ha scritto questa non-recensione, che spudoratamente copio-incollo.....se l'autore dovesse leggermi, sono pronta citarlo come preferisce.


Gabriella ha 30 anni, e 24 li ha passati a studiare. Voleva fare il medico, si è curvata sui libri, ha finito in anticipo, la media del trenta, il bacio accademico. “Mettiti il cuore in pace” le hanno detto ieri nel corridoio dove pratica da anestesista “Si sa già chi vincerà il concorso per l’assunzione, è un incompetente, ma ha la tessera di CL”. E non c’è nulla che lei possa fare. 

Stefano ho 23 anni, vuole fare il musicista. Studia, lavora, e quello che riesce a tener da parte lo usa per la chitarra, per la band. Un giorno Stefano fa un incidente, il suo polso destro si spezza, all’ospedale lo operano ma qualcosa va storto, gli schiacciano un nervo della mano, “Un errore durante l’intervento” hanno detto, “Tempo due settimane e torni come nuovo”, gli hanno detto. A sei mesi dall’incidente Stefano non riesce ad aprire la mano, solo a chiuderla. E’ impossibile tenere un plettro in quelle condizioni. E non c’è nulla che lui possa fare. 

Fino a pochi anni fa, Franco aveva un lavoro, per 18 anni ha curvato la schiena, euro dopo euro ha raggranellato una piccola fortuna. Aveva una fidanzata, voleva comprare una casa, sfuggire al mutuo, ha investito tutto in azioni Parmalat. Oggi Franco è rovinato, la fidanzata lo ha lasciato, è tornato a vivere dai suoi. A 40 anni lavora per 1000 euro al mese. Quelli che lo hanno rovinato vivono nelle stesse ville di prima. E non c’è nulla che lui possa fare. 

Krista ha 26 anni. Sette anni fa era a Genova. Era la prima volta, per Krista, insieme al fratello Luca hanno marciato per le strade, hanno cantato slogan no-global, hanno visto tizi bardati di nero dar fuoco alle macchine davanti a un cordone immobile di agenti. La sera del 22 luglio Krista va a dormire in una scuola insieme ai giornalisti stranieri. Nel cuore della notte la polizia fa irruzione, lei corre nel bagno al piano di sopra, si chiude dentro, la raggiungono, la prendono a calci e manganellate, la insultano, le sputano addosso, la portano via in barella. Sette anni dopo la cicatrice sulla fronte di Krista non se n’è andata, ha ancora mal di testa, mentre guarda un tribunale imparziale assolvere il mandati del suo pestaggio. E non c’è nulla che lei possa fare. 

A 19 anni anni, Carlo ha imbracciato il fucile e si è unito alla resistenza, ha sconfitto il freddo, la paura, si è gelato le dita sul suo fucile, consumato i denti in notti insonni, ma c’era da liberare il suo paese dai tedeschi, c’era da sconfiggere il fascismo, c’era da fare un’Italia migliore. Oggi Carlo ha 80 anni, e quando parla di fascismo, di liberazione, di resistenza alcuni ridono, altri sbuffano, molti non sanno nemmeno di che parla. E non c’è nulla che lui possa fare. 

Massimo è un biologo, lavora a una nuova cura per la retinite pigmentosa, suo fratello a sedici anni ha iniziato a vederci male, il suo campo visivo ha incominciato a restringersi sempre più, fino a diventare completamente cieco. Così Massimo ha deciso di diventare genetista, ha preso una laurea, un dottorato e per 10 anni si è chiuso in un laboratorio. Lo stipendio da fame non gli ha mai permesso di andare a vivere solo, di sposarsi, di farsi una vita. Ma a lui non importava, lui voleva decifrare i geni malati del fratello per trovare un rimedio. Poi il nuovo governo ha tagliato ancora i fondi, prima è saltato lo stipendio di Massimo, poi il laboratorio, ora i risultati di dieci anni di ricerca sono stati svenduti a un laboratorio statunitense che deciderà se e quando utilizzarli. A 36 anni Massimo non ha più un lavoro, suo fratello aspetta un bambino, anche lui potrebbe sviluppare la retinite. E non c’è nulla che lui possa fare. 

Se siete una delle persone qui sopra, allora per favore, non leggete questo libro. 

Questo e' il link alla discussione: Disoccupate le strade dei sogni

Se la storia insegna qualcosa, lo vedremo fra poco tempo.

Area - Gioia e Rivoluzione

2 commenti:

  1. La persona che ha scritto quel libro e' stata catturata dalla polizia tedesca e suicidata in carcere. Spero che la storia insegni qualcosa, davvero: la rivoluzione inizia quando la polizia rifiuta di sparare sui manifestanti. Prima di quel momento non c'e' alcuna rivoluzione: e' soltanto una rivolta repressa nel sangue.

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  2. "La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza"

    Conosco la storia del "suicidio" di molti militanti RAF in attesa di processo nelle carceri tedesche....
    Sulla polizia, non nutro alcuna speranza....si, ok, qualcuno cantava dei "compagni carabinieri"...
    Diciamo che non tutte le rivolte vengono represse nel sangue...qualcuna riesce (nel sangue, sempre....)
    Volgia di sangue qui ne sento crescere tutti i giorni ....oramai, sto facendo il conto alla rovescia...
    Grazie per il commento e ben ritrovato, Uriel...buona serata!

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